“Non si doveva spostare l’ assemblea Dem: il partito è morto di rinvii”
Intervista di Giovanna Casadio a Sandra Zampa su La Repubblica del 15 aprile 2018
ROMA Sandra Zampa, ex vice presidente del Pd, lei è contraria al rinvio dell’ Assemblea dem. Una settimana in più o in meno cosa cambia?
«Il problema non è la data ma il rinvio. Penso che di rinvio in rinvio questo Pd è morto. Si poteva legittimamente dire subito che l’ Assemblea ci sarebbe stata dopo la fine della consultazioni e vicini a una soluzione sul governo. Non lo si è fatto. Aggiungo che molti delegati si erano già organizzati, acquistando il biglietto del treno o prenotando l’ albergo. Io vengo lo stesso a Roma sabato prossimo, perché c’ è un incontro della diocesi di Bologna con Papa Francesco».
Pensa che Renzi abbia avuto timore di una conta?
«Forse. Potrebbe esserci alla base l’ idea di non controllare l’ Assemblea nazionale oppure che il timore di una discussione sull’ apertura di un dialogo con i grillini. Noi sappiamo che molta gente un tempo di sinistra è finita nei partiti populisti e nei 5Stelle in particolare, tanta quanto neppure sospettavamo. Quando pensiamo di discutere di questo?».
Lei non è più parlamentare e con qualche decina di ex deputati e senatori dem non doveva neppure più partecipare alla convention dei mille delegati.
«Abbiamo fatto ricorso alla commissione di garanzia e mi è poi arrivata la magnanima comunicazione che invece posso assistere all’ Assemblea. Senza diritto di voto (sul segretario non l’ avevamo neppure prima) ma neanche possiamo prendere la parola. In pratica è una partecipazione dimezzata, peraltro non eravamo stati neppure avvertiti. Cosa costava una mail personalizzata? Tenuto conto che abbiamo lavorato per questo partito, pagando anche un prezzo per errori di altri».
Nonostante le dimissioni da segretario, il controllo del Pd è saldamente nelle mani di Renzi?
«Spero di no. Ma sono rimasta molto negativamente colpita dalla notizia secondo la quale c’ è stata una riunione dei due capigruppo di Camera e Senato, Graziano Delrio e Andrea Marcucci, del vice presidente della Camera Ettore Rosato, del presidente del partito Matteo Orfini – che dovrebbe rappresentare tutti – con Renzi a casa di Marcucci. Renzi continua a volere governare il Pd, in questo mancando di rispetto alla fatica che Maurizio Martina, a cui è stata affidata la reggenza, sta facendo».
Potrebbero esserci altre scissioni?
«Il Pd ha due strade: o rinasce, ma ci vuole uno scossone e uno straordinario cambiamento di linea politica e anche di classe dirigente, oppure muore».
È plausibile che Renzi sia tentato da un partito nuovo alla Macron?
«Lui ha sempre detto di no, spero non abbia cambiato idea. Non so quali siano le sue ambizioni, non credo quelle di un partitino del 5 per cento».
Appoggerà Martina per la segreteria?
«Sì. Ma ci vuole anche un rapido avvio del congresso che metta a confronto linee politiche più che nomi».
In una situazione internazionale così drammatica, il Pd deve assumersi la responsabilità di fare nascere un governo?
«Siamo chiamati a riflettere. Abbiamo visto troppo sangue scorrere e dobbiamo ricordare al paese cosa è stato l’ Iraq. Se il presidente Mattarella chiamasse a una assunzione di responsabilità non possiamo respingere la richiesta. Non è immaginabile che il Pd si chiami fuori, sarebbe irresponsabile».
Lei ha firmato il manifesto di protesta delle donne dem?
«Mi è parso inadeguato alla portata del problema, che c’ è tutto ed è grave».